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Vita e parole di Maitre Philippe Il Vangelo di Maitre Philippe

Il sentiero della fede

La paura

La paura è la mancanza di fiducia in Colui che ci ha inviati in questo mondo. Sapete bene che il Cielo ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Perché allora avete paura? (27.11.1900).
Non bisogna mai avere paura. Si ha paura di cosa? Di essere ferito, di essere ucciso, di essere umiliato? Di cosa dunque si può aver paura dato che non si muore? Non bisogna avere paura di nulla (12.11.1894).
Per non avere paura, basta fare abbandono di sé.
Se ci vogliono divorare, che importanza ha? Tanto vale che siamo noi, più che un altro, ad essere divorati (6.3.1902).
Quando saremo incapaci di fuggire il pericolo, il pericolo non potrà più nulla contro di noi (2.12.1902).

Il timore

Tutto teme il domani. Tutti abbiamo paura che il domani non ci porti ciò di cui abbiamo bisogno, dall’uomo fino alle piante che vivono nelle profondità del mare. Persino quelle piante attendono con impazienza che Dio voglia che le molecole necessarie alla loro esistenza arrivino ad esse. Tutti abbiamo paura del domani, dall’uomo fino all’infinitamente piccolo. I vegetali e i minerali hanno paura come noi che il domani non apporti loro ciò che è necessario alla propria esistenza. Tutti noi dubitiamo (2.7.1896).
Se si riflette sull’esistenza, si vede che viviamo alla giornata; perché preoccuparci dei due giorni di vita che dobbiamo passare qui e che una malattia può arrestare di colpo? Dio ci invia sempre il necessario.
Ogni giorno dite: «Che faremo l’anno prossimo? E tra dieci anni? E se il Cielo cadesse, che ne sarebbe di noi?». Perché pensate a tutto ciò? Alcuni dicono: «È che non abbiamo la fede». Sì, e se qualcuno di voi avesse la fede, tutto gli sarebbe possibile: di far piovere in tempo di siccità, di fermare il vento che soffia, e questo tre ore dopo averlo chiesto, e persino subito, se fosse necessario (20.9.1894).
Lo sapete voi se vi sveglierete domani? Allora, perché preoccuparvi di ciò che farete domani o fra dieci anni? Quale mancanza di fiducia in Dio! Non avete forse visto Dio proteggervi finora?
Lo sapete voi dove andate, cosa volete? No! Voi non sapete nulla, non sapete neppure cosa volete; lasciate dunque che Dio vi dia quel che vi occorre.
Non avete bisogno di sapere nulla. Fate la volontà di Dio. Non cercate di conoscere ciò che vi minaccia, gli incidenti che la natura intorno a voi potrebbe provocare. Se Dio permette che qualcuno ne soffra, è bene che ciò gli capiti.
Il Cielo non chiede tanto quanto credete; è indulgente. Dio sa bene che ci ha creati ingenui, e poiché avanziamo alla cieca, sarà molto concesso a chi avrà creduto senza sapere nulla (21.11.1894).
Promettetemi di non dire mai: «Che brutto tempo ha fatto ieri!» perché non dobbiamo mai insultare il tempo. Non sappiamo cosa sia il tempo. Se l’oggi o il domani sentissero come noi parliamo di ieri, ciò li addolorerebbe. Non sappiamo quel che ci occorre e il cattivo tempo può essere più utile del buono per il momento. Non giudichiamo dunque. Non parliamo male né dell’oggi né del domani. E soprattutto abbiamo fiducia nel domani.
Tutto ha la sua ragion d’essere, persino la pioggia e la siccità. Se piove, vi sono degli esseri che nascono e che vivono. Quando vi è siccità, altri esseri nascono. Dopo una siccità, vedrete sempre le foreste e le piante riprendersi presto. Fatta eccezione per le piante che sono affidate alle cure dell’uomo, poiché egli ha il dovere di innaffiarle.
Voi avete molta fede quando nulla vi tormenta, ma di essa non resta più traccia appena qualcosa viene a disturbare la vostra dolce tranquillità (21.1.1895).

Il dubbio

Non bisogna tentare il Cielo. Chiedere di vedere un miracolo per credere, è tentare il Cielo.
Chiedete qualcosa per essere convinti, ma se vedeste dei morti risuscitare, sareste impressionati per tre giorni, ma poi direste: «È stata una visione», oppure: «Doveva succedere». Dunque, ciò che chiedete di vedere non può convincervi in modo assoluto. Ogni cosa arriva a suo tempo (11.3.1902).
È il dubbio che fa ricadere l’uomo nelle tenebre (20.3.1895).
Vi sono esseri molto più progrediti di noi che dubitano. Dio non ce ne vuole se dubitiamo.
Vi sono alcuni che sanno dal profondo del cuore, degli altri superficialmente e che a volte dubitano, altri infine che negano. I primi vanno avanti da soli e il loro cammino è diritto, gli altri vengono aiutati, i terzi hanno tempo.

La fiducia in Dio

Bisogna credere, avere la fede e nessuno crede. Gli apostoli stessi non credevano, poiché dubitavano del miracolo della moltiplicazione dei pani (24.1.1894).
Quando Nostro Signore guariva i malati, a volte, due o tre giorni dopo, la malattia ritornava, ed essi ritornavano a trovarlo. Egli diceva loro: «Gente di poca fede!». Come loro, quando il Cielo vi accorda una guarigione, avete ancora paura che la malattia ritorni. Sappiate che la vostra mancanza di fede paralizza tutte le bontà del Cielo (5.12.1902).
Si vuole certo promettere di fare questa o quella cosa, ma quando il Cielo ha accordato ciò che gli si chiede. Eppure, se si facesse il sacrificio prima di ottenere da Dio, molto spesso ciò che non doveva essere accordato lo sarebbe lo stesso; ma non si vuol dare senza aver ricevuto. Questo prova la poca fiducia che abbiamo in Dio (26.2.1894).
Quando si ha fiducia, l’Onnipotente mette nella nostra dimora tutto ciò che occorre (24.9.1903).
La fiducia non può che essere acquisita e non venir donata. Non basta volerla per averla, essa verrà da sola se fate il bene, se non avete gelosia né invidia per quello che possiede il vostro fratello (19.11.1894).
Per avere fiducia in Dio, bisogna aver molto sofferto, enormemente sofferto, e allora, senza che neppure ce ne accorgiamo, la fiducia arriva, che la si chieda o non la si chieda, che si preghi o non si preghi (10.6.1894).
Nei grandi dolori si discende profondamente in sé, allora nasce anche la grande fiducia.
Non entreremo in Cielo che quando saremo passati per la trafila ed avremo la fede, la speranza e la carità. E non avremo la fede che quando saremo noi la fede stessa.

La fede, figlia della carità

Non abbiamo la fede, ma soltanto un germe di fede. È un albero che cresce nel giardino della carità, aiutato dall’umiltà.
Tutti voi cercate di avere la fiducia, la fede. Non è quello che bisogna cercare. Avete un bel chiedere: se non avete nel cuore la carità, non la troverete affatto. Dovrete spargere la semenza che è la carità e raccoglierete la fede. La carità non consiste nello spogliarsi di tutto ciò che si ha, consiste in ogni caso nel non fare agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi. In tutti i vostri atti chiedetevi se vorreste che fosse fatto così a voi (28.12.1894).
La fede è il frutto della carità. Così io faccio la pace col mio nemico; Quello, invece di tendermi la mano, mi prende a bastonate. Se io ricambio, non ho la fede, ma se gli do quello che pretende e ancor più, allora ho la fede (13.2.1902).

La potenza della fede

Gli uomini più progrediti non hanno avuto come potere che questo: una fede così viva che si sapevano esauditi in anticipo. Da quel momento ottenevano con la preghiera tutto ciò che chiedevano: la guarigione di una malattia, lo spegnimento di un incendio. Il curato d’Ars era uno di questi uomini.

Un uomo ha la fede se quando rientra nella stanza, ed è tranquillo, e prega Dio di fargli apparire il suo angelo custode o un genio, quel genio o quell’angelo vengono immediatamente. Quando li vede, può parlare con loro. Altrimenti non ha la fede.
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