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Vita e parole di Maitre Philippe Il Vangelo di Maitre Philippe

Non so se voi credete alla reincarnazione. Siete liberi di credervi. Quello che so, è che mi ricordo di essere esistito, di essere partito e ritornato e che so quando ripartirò. Ma c’è forse nulla che mostri di più la giustizia di Dio di questo tempo che Egli ci dà per riscattare le nostre colpe? E perché, senza questa giustizia, una certa persona sarebbe più felice di un’altra, più intelligente o più sfortunata? (27.11.1895).
So che noi ritorniamo. Vi ho dato delle prove irrefutabili che dopo la morte non tutto è morto. L’anima è molto più antica del corpo, di conseguenza noi ritorniamo in questo mondo per pagare i nostri debiti, poiché bisogna che tutto si paghi. Vorrei tanto che vi fosse qui qualcuno che potesse provarmi che non si ritorna. Vi dico che si ritorna, potete credermi, ciò che vi dico è la verità (settembre 1898).
La vera resurrezione della carne, e la sola, è la reincarnazione: ciò spiega tutto.
Se non si crede alla reincarnazione è impossibile spiegare queste parole del Cristo: «Non passerà la settima generazione senza che tu debba pagare fino all’ultimo iota. Non strapperai un capello dalla testa di tuo fratello senza che ciò ti sia reso».
Con la pluralità delle esistenze Dio ci dà il tempo per diventare migliori.
Il bene fatto si spande sui discendenti e anche sugli ascendenti, in quanto rinascono. Da ciò deriva che essi beneficiano delle buone azioni fatte, poiché è scritto che i nipoti pagheranno le colpe dei loro nonni. È per questo che si vedono venire al mondo dei bambini ben formati oppure malati e infermi, che hanno spesso delle qualità o delle deformità straordinarie.
Tutto ciò che vi dico deve dar fastidio a molti di voi, ma io mi rivolgo ai più anziani, benché potrebbero essere i più giovani. Voi non mi capireste se vi dicessi che uno di voi può essere il padre di suo nonno, eppure, se credete di essere i figli di Dio, è facile da capire (19.11.1894).
Il nostro spirito ha già migliaia e migliaia di esistenze successive. I dolori, le sofferenze che abbiamo, sono debiti che abbiamo contratto in esistenze anteriori. Possiamo ottenere, sia con la preghiera sia diventando migliori, del sollievo, ma per ottenere la remissione del nostro debito, non ci contate, poiché è detto: “Il bambino pagherà per le colpe del nonno”. Non andrete in Cielo senza aver pagato tutti i vostri debiti (22.1.1902).
Quando abbiamo fatto il male, esso rimane dietro di noi o accanto a noi. Ora, poiché fare il male ci obbliga a rifare lo stesso cammino, noi lo ritroviamo ripassando, ingrandito dalla nostra prima mancanza e più difficile da vincere.
Nel Vangelo è detto che nessuno entrerà in Cielo se non rinasce nuovamente e se non è puro come un bambino appena nato. Di due bambini, uno è una “testa calda”, l’altro è buono. Il primo farà molte sciocchezze e, malgrado tutti i rimproveri che gli verranno fatti e i perdoni che chiederà, ricadrà sempre nel suo peccato, finché non venga e rivenga molte volte per diventare buono. Io vi dichiaro che il bambino appena nato è molto più colpevole che alla sua morte, perché durante la sua vita ha pagato dei debiti che aveva alla nascita. Soltanto, il Vangelo dice che bisogna essere puri come il bambino appena nato, perché voi credete tutti che il neonato sia puro. Esso parla dunque come voi credete e come voi potete capire (13.2.1897).
Quando un bambino muore dopo il battesimo, si dice che va in Cielo. Ebbene, no! Sarebbe meglio se vivesse fino a ottant’anni, perché avrebbe il tempo di soffrire, di avere dei problemi, delle tribolazioni e allora pagherebbe un po’ dei suoi debiti (2.4.1903).
Ogni essere esce dalla vita più puro di quando vi è entrato, che abbia fatto il bene o il male. Il bambino arriva qui carico di mille crimini, la sua vita è un’epurazione; bene o male sono utili ed egli muore, dopo un certo periodo di attività, migliore di quanto non fosse.
Vi sono degli esseri, degli angeli, che non sono stati ancora creati e che non sono caduti, ma che cadranno. Ebbene, essi sono meno progrediti di qualsiasi uomo, purché questi abbia vissuto un’esistenza (22.1.1901).
Il progresso ha luogo per cicli; riproduce una spirale ascendente. L’uomo lascia la retta via, poi, quando ha sofferto dei suoi passi falsi, ritorna al punto di partenza per salire più in alto.
Tutto ciò che l’anima ha acquisito di luce in un’incarnazione, lo conserva per l’incarnazione successiva. Non vi sono che l’errore e le false opinioni che scompaiono, poiché la verità o la Luce sono il pane dell’anima; essa se ne nutre e ciò che essa ha acquisito non può esserle tolto (16.5.1897).
Non si torna mai indietro; si cambia strada, ecco tutto.
Lo spirito progredito può ritornare in un corpo poco evoluto. Più lo spirito è progredito, più esso saprà ciò che vi è da fare e più avrà da fare (l. l. 1897).
Ritorniamo con le passioni che non abbiamo combattuto. Quando si ritorna si hanno le stesse sembianze della volta precedente; non ci si può cambiare che sulla Terra.
La personalità che abbiamo avuta ha un’importanza per il fatto che, se un essere in una incarnazione ha commesso un crimine contro una donna, per esempio, ritornerà donna per subire lo stesso affronto e lo stesso crimine che a suo tempo fece subire. Vi è dunque un rapporto persino tra le nostre personalità successive.
Noi abbiamo sempre lo stesso corpo, nel senso che, quando ritorniamo, riprendiamo il nostro corpo al punto stesso in cui l’avevamo lasciato. Se era a X, noi lo riprendiamo a X e non a X’.
Una nascita chiede una morte. Vi sono molti esseri considerati vivi che sono già morti. Dei vecchi ridiventati bambini, per esempio. La loro anima è già impiegata altrove.
Vi sono degli esseri che non hanno ancora del tutto lasciato questa Terra; solo le loro facoltà sono indebolite verso il declino della loro vita e già essi sono reincarnati. Al punto che, quando la persona muore, la sua nuova incarnazione è già nell’adolescenza. Si chiama incarnazione per anticipazione. Non avviene per tutti; altri restano dall’altra parte per un tempo più o meno lungo (28.3.1895).
Vi sono degli esseri i quali, con una vita imprudente, accorciano la loro esistenza. Sono allora costretti a ritornare per compiere una fine d’esistenza.
In una guerra un uomo ha le due braccia e le due gambe amputate. Quest’uomo ha l’età di ventuno anni nel momento in cui viene privato delle sue membra e in tale condizione deve vivere fino a cinquantuno anni. Ma all’età di trent’anni, le sue sofferenze sono un po’ pesanti, ed egli si distrugge. Ecco ciò che avviene: il tempo che egli passa dall’altra parte non gli viene contato, di conseguenza ritorna qui e, già da bambino, è colpito dalla stessa infermità che aveva nella sua esistenza passata ed egli la continua fino all’età dei vent’anni nella sua esistenza presente (8.7.1893).
Accade a volte che gli antenati che amano molto i propri discendenti rimangano intorno ad essi; così una madre accompagna spesso suo figlio e, se questi si sposa, se sua moglie ha un bambino, involontariamente e inavvertitamente, accade che la madre si è reincarnata ed è lei che ritorna nel bambino di suo figlio.
È per aver compiuto delle opere meritorie che certe persone si ritrovano su questa Terra (20.2.1895).
L’anima, cioè la parte più elevata di noi stessi, la Luce stessa, sa già cinque o sei anni prima della sua incarnazione il luogo in cui abiterà e il tempo che dovrà passare sulla Terra. Essa non si unisce al corpo che lentamente. Comincia a unirsi a lui alla sua prima inspirazione, poi al momento in cui apre gli occhi. L’unione non è perfetta che verso i sette, otto o nove anni. Ma la personalità, l’Io, è presente molto prima del concepimento. Il cliché della casa, la camera, le molecole materiali vengono a riunirvisi questa è la causa della decrepitudine.
Quando un essere viene al mondo, il suo cibo è pronto da molto tempo. Tutto gli viene misurato, contato, e la natura ha messo sulla sua strada tutto ciò di cui avrà bisogno (24.2.1902),
Alla nascita il velo resta sollevato a metà fino a tre o quattro anni. Poi si chiude del tutto (Maggio 1904).
Lo spirito non si accorge della sua incarnazione, è in una specie di turbamento e si trova accanto al corpo che ha preparato lui stesso da molto tempo. Non vi è che un velo che lo separa; tutt’a un tratto è legato alla materia. Eccolo bambino e si crede persona adulta.
La nascita è identica alla morte, che non è altro che una semplice apparenza, ma essa è forse più dolorosa. L’anima viene senza pensarci, senza saperlo. Il bambino sembra incosciente all’apparenza, ma sente tutto spiritualmente; così le sofferenze che prova ad essere mal compreso e mal curato sono enormi. Egli si crede grande. Man mano che il corpo si sviluppa, lo spirito si ottenebra.
Un essere che viene al mondo ha press’a poco l’intelligenza di un bambino di dodici anni; non capisce, non si esprime, perché il suo cervello non ha ancora la forza di dare alle membra ciò che loro occorre, ma le funzioni intellettuali corrispondono a quelle di quell’età. Affinché tale intelligenza si manifesti, bisogna aspettare che lo spirito sia in armonia con le leggi della Terra, allora l’essere può godere della pienezza del suo ricordo. Non dice forse il proverbio che tutto arriva al momento giusto per chi sa aspettare? Ciò spiega perché troppo lavoro, o troppa luce, possono dare una meningite ad un bambino.
Tra voi ve ne sono molto pochi che, sia pure per egoismo, cercano di essere grandi per un’altra esistenza, essendo piccoli in questa. Essi vogliono essere grandi già da ora, e non cercano nelle prove la futura grandezza.
Quando si è dall’altra parte, si accettano le prove da subire per una nuova vita con tranquillità, persino con gioia; non si dubita di ciò che sono e le si ricevono come un dono, serenamente; non se ne hanno mai abbastanza. Poi, venuto il momento di pagare e accorgendoci di ciò che abbiamo accettato, facciamo una misera figura: ci lamentiamo e vorremmo non aver chiesto nulla.
Dovrete ritornare sulla Terra finché non amerete il vostro prossimo come voi stessi.
Bisogna camminare sempre. Quando arriviamo dall’altra parte, possiamo restare più o meno a lungo, vivere con i nostri e secondo il nostro ideale. Ma è meglio stringere la mano agli amici e ripartire, dicendo loro persino di venire con noi.
Una volta che avrete fatto la strada, non dovrete più ripassare dove siete già stati, ma potrebbe accadere che voi domandiate di ritornare per aiutare gli altri (3.3.1902).
Vi sono nell’uomo: l’anima, lo spirito e il corpo materiale o calcareo. Questo corpo calcareo scomparirà e noi resteremo vestiti soltanto del nostro spirito, ma con l’apparenza di tutta la forma materiale che abbiamo attualmente. Saremo allora liberi di trasportarci dove vorremo e persino di non vivere più materialmente. Ma possiamo chiedere e ottenere per un fine qualunque di reincarnarci ancora materialmente.
Per alcuni uomini il Cielo non ha nessuna importanza. Ritornano senza posa per spingere i loro fratelli nella Via.
«Vi sono persone che possono ricordare il passato?».
Perché tentare Iddio? Egli ha messo un velo sul passato, il presente e l’avvenire; inoltre non sappiamo nulla e non possiamo quindi evitare i cambiamenti di destino.
Dio fa bene a non lasciarvi la memoria e se fosse in mio potere di farvi ricordare ciò che avete fatto in passato, non lo farei. Allo stesso modo non vi farei conoscere l’avvenire, perché so bene che, se si potesse vedere l’avvenire, non uno di voi prenderebbe la strada sulla quale deve incontrare delle sofferenze, che pure sono necessarie per entrare in Cielo.
Non si conoscono le proprie esistenze anteriori, perché in tal caso si saprebbe che una tale difficoltà, malattia o incidente deve capitarci e si farebbe di tutto per evitarlo, ciò a nostro detrimento.
Centoquarantatre anni fa ho assistito alla seguente storia: Una notte, due domestici, due fratelli, hanno ucciso il loro padrone, un vecchio, e la loro padrona, poi sono fuggiti. L’assassinio era stato commesso in un bosco attiguo alla casa. Dei due uomini, uno si rifugiò in un paese straniero, l’altro fu preso ed ebbe la testa tagliata; in tal modo ha pagato il suo debito. Quello che era fuggito si è reincarnato ed è stato ucciso venti anni fa; lasciava tre figlie e due figli, come avevano lasciato i due vecchi assassinati, e anche sua moglie fu uccisa. Ecco un crimine che è stato pagato in 120 anni. Spesso ciò dura molto più a lungo, poiché occorre che tutte le condizioni si riproducano esattamente. Possono trascorrere centinaia e centinaia di anni (13.1.1897).
Il Maestro spiegò ad un giovane le cause della sua malattia. Gli disse: «Nel 1638 eri guardiano presso un signore, nei dintorni di Saint-Marcellin. Un giovane molto sfortunato rubava a volte di notte delle patate e delle rape, e ciò per necessità, dato che sua madre era malata. Per questo tu gliene volevi e cercavi solo l’occasione per coglierlo sul fatto. Lo sorprendesti mentre rubava delle mele; lo prendesti e lo conducesti dinanzi al tuo padrone, il quale ti disse che per quello che aveva fatto non valeva la pena arrestarlo. Quando lo rilasciasti il ragazzo, andandosene, ti fece uno sberleffo e, perbacco, ciò ti mandò in collera! Avevi un frustino e gliene affibbiasti un colpo vigoroso alla schiena. Ne restò paralizzato ad ambedue le gambe per tutta la vita. Lui e sua madre caddero in una nera miseria. Dio ti ha usato misericordia, non hai sofferto la fame, ma sei paralizzato alla schiena e alle gambe». Dopodiché il Maestro gli diede diverse spiegazioni sui suoi genitori, perché fosse assolutamente sicuro che quanto gli era stato detto era vero, affinché non avesse alcun dubbio (2.7.1896).

Un altro uomo, nell’arco di 120 anni, ha avuto il tempo di commettere il crimine di tagliare il naso a un individuo e di ritornare a subire la stessa pena, venendo al mondo senza naso; ha avuto un bambino senza naso, che subiva la stessa pena, poiché i bambini che vengono in tali famiglie devono espiare delle pene dello stesso genere. Ecco perché si trovano in quelle famiglie.
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